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Storia per dormire (5)

 

Ma le foglie sanno di essere verdi?

 

Nelle giornate di primavera e di estate lo spettacolo della natura è meraviglioso, gli alberi sono tutti verdi, di gradazione leggermente diversa ma tutti verdi; guardando più attentamente si intravedono il tronco o i rami di colore scuro ma le foglie che rivestono l’albero sono tutte di un bel colore verde.

 

La ragione del perché le foglie sono verdi ce l’hanno insegnata fin da piccoli: sono verdi perché contengono la clorofilla che, per l’appunto, è un pigmento di colore verde.

 

E’ vero che nelle foglie, oltre alla clorofilla, ci sono in misura minore altre sostanze che sono più sul giallo o addirittura sul rosso come i caroteni ma in primavera e in estate la clorofilla la fa da padrona e le nasconde; queste sostanze si manifesteranno in autunno quando la clorofilla si attenuerà fino a sparire.

 

Quindi la pianta con le sue foglie è verde, o perlomeno così è come la vediamo noi, dal di fuori. Quale colore lei pensa di essere o quali sono i colori che più le aggradano non lo sappiamo… o forse sì?

 

Sappiamo dalla fisica che un corpo opaco colpito dalla luce in parte la assorbe e in parte la riflette. Di fatto, noi vediamo solo la parte riflessa, quella che arriva ai nostri occhi. La parte che assorbe la tiene per sé, noi non possiamo vederla.

 

Dal famoso esperimento del prisma sappiamo che la radiazione luminosa bianca, come la luce solare, è in realtà costituita da radiazioni luminose di frequenza diversa, che per l’appunto noi vediamo come colori. Di fatto, un oggetto ci appare bianco perché riflette tutte le frequenze della luce, non ne trattiene nessuna per sé; mentre un altro oggetto ci appare nero perché le assorbe tutte. In mezzo tra questi due casi estremi ci sono gli oggetti che non sono né bianchi né neri, cioè colorati, che trattengono alcuni colori e altri li riflettono.

 

Seguendo questa logica deduciamo che le foglie della pianta sono golose, cioè assorbono, trattengono per loro le frequenze più basse, cioè rosse e quelle più alte blu-violette e riflettono, cioè espellono, quelle complementari, cioè verdi, che stanno proprio in mezzo allo spettro dei colori.

 

Logico, certo, ma anche un po’ strano, stupefacente… la pianta è un organismo che si nutre, che vive di rosso e di violetto ma a noi appare come verde, cioè noi vediamo in pratica il contrario, il complementare di quello che lei è, o perlomeno di quello di cui abbisogna, si nutre.  

 

Chissà se questo meccanismo che vale per la luce non si applichi anche alle relazioni umane…       Se così fosse, significherebbe che quello che noi vediamo delle persone è il complementare di quello di cui abbisognano, di cui si nutrono, che trattengono per sé.

 

Quindi se Tizio mi appare come uno stronzo potrebbe essere perché lui silenziosamente, sommessamente trattiene, assorbe da me e dagli altri tutto l’affetto e la disponibilità che gli arrivano e riflette solo la porzione complementare che non gli interessa, la stronzaggine per l’appunto. Per mantenere l’equilibrio nella relazione dovrei continuare a mandargli affetto senza curarmi se è giusto o sbagliato e senza incazzarmi. Se invece io mi metto a fare lo stronzo a mia volta, allora gli viene a mancare il nutrimento principale e se ne va, oppure diventa aggressivo perché vuole ricostituire l’equilibrio precedente.

 

Similmente se mi appare come un timoroso, impaurito è perché avido di sicurezze; io gli fornisco rassicurazioni e lui mi restituisce dubbi e paure affinché io possa continuare nel mio ruolo di tranquillizzatore, gode un sacco nel sentire le mie rassicurazioni.

 

Se invece abbiamo di fronte una persona che ci appare come un serafico beato simil-santone che risponde sempre con sorrisi e frasi amorevoli a qualunque cattiveria gli possa arrivare, è perfetto se gli mandiamo la nostra rabbia, lo fa proprio per ottenere questo da noi, vuole farci incazzare. Se vogliamo turbarlo, mandiamogli sorrisi, amore, diamogli tutta la nostra accettazione e approvazione, abbracciamolo, baciamolo, accarezziamogli il capoccione come si fa ad un bimbo. Resisterà poco, troverà presto qualche scusa per non rivederci più.

 

Non so, a dire il vero è una teoria estrema e un po’ inquietante, spero valga solo per le onde elettromagnetiche e non per le relazioni umane. In ogni caso, nel dubbio, mettiamoci al sicuro evitando di comportarci da monocromatici, caratterialmente e comunicativamente fissi sempre sullo stesso colore. Lasciamolo fare alla clorofilla o ai fiori, che hanno il loro tornaconto (si sa, l’anidride carbonica o le api hanno un po’ le loro idee fisse…).

 

Una relazione spontanea è fatta di scambi multicolori, variabili come è variabile il nostro stato emotivo. Un diamante è bello e prezioso perché non ha un colore proprio; non ha una colorazione definibile, afferrabile. Sono i multicolori riflessi sulle sue molteplici sfaccettature che variano a seconda della posizione e delle piccole impurità presenti al suo interno, a renderlo così bello, misterioso, affascinante e sempre nuovo.

 

Buonanotte belli.

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