UMBRI PER CASO - © www.umbripercaso.com
Da loro si andava d’estate e il mare era il grande protagonista. Il resto dell’isola era quasi un di più, per i giorni di pioggia e per evitare di cadere nell’altra routine casa-spiagge.
Anni dopo, soli perché un figlio adolescente inizia ad amare cose e persone diverse, abbiamo fatto un breve viaggio in un’isola norvegese e l’anno successivo in Irlanda. Due isole nelle quali il mare è un elemento simile alle montagne, agli alberi e alle nuvole, troppo freddo per prendersi tutta la scena. Di nuovo era stato facile stare bene e innamorarsene.
Abbiamo allora iniziato a cercare un’isola senza mare e vicina. Cercavamo luoghi nella natura, un po' isola-ti dal resto del mondo per una collina, un torrente o anche solo per una strada sterrata.
L’abbiamo trovata, a poco più di un’ora da casa, in un piccolo nucleo di stalle e vecchi rustici in condizione di abbandono perché, pur isolati, erano a poca distanza dal paese e alla stessa altitudine. I proprietari avevano preferito ristrutturare quelle che quasi tutti possedevano anche in un alpeggio più alto sulla montagna.
Abbiamo ristrutturato la piccola stalla e iniziato ad andarci ogni volta che gli impegni lavorativi e familiari lo permettevano, fermandoci anche solo per una notte.
Abbiamo scoperto un mondo nel quale il rapporto col tempo è opposto a quello della città dove le attività quotidiane sono svolte in modo da ottimizzarlo e risparmiarlo. Abbiamo scoperto il bello di sprecarlo, il tempo. Invece dell’auto e della statale, raggiungevamo il negozio del vicino paese attraverso il ponte sul torrente e la strada sterrata, con gli zaini per portare le provviste. C’era tempo per cercare erbe selvatiche e cucinarle, per badare alla grande stufa a legna sulla quale, nonostante la presenza in casa di un boiler, c’era sempre un grande bollitore per l’acqua calda e si usava quella per la cucina e per lavarsi.
Quando poi la luce del giorno se ne andava, e in inverno succedeva presto, ci ritrovavamo completamente circondati dal silenzio e dal buio. Rotti solo dai richiami degli uccelli notturni e dalle luci del paese sulla collina di fronte.
La città abitua ad essere sempre circondati da suoni e voci, più o meno vicini e invadenti. E da luci. Lo chiamiamo inquinamento sonoro e visivo ma così non ci sentiamo soli e sperduti nel grande universo.
Anche quella piccola isola silenziosa, avvolta dalla vegetazione e con la sua routine semplice e lenta, ci faceva stare bene.
Senza l’esperienza di quella piccola casa isolata sulle Alpi, probabilmente non avremmo potuto diventare UMBRI PER CASO quando il caso appunto ce l’ha offerto e ora non vivremmo, a poco più di 700 metri di livello, in un casolare di pietra, rustico nella sua facciata esterna. Lo si raggiunge attraverso una strada sterrata che, dopo la casa, prosegue come sentiero nel bosco per terminare contro la collina.
Appartengono al casolare un pezzo di terreno scosceso ma ben esposto che abbiamo bonificato da un’impenetrabile barriera composta da rovi, rose canine e ginepri e sul quale col tempo sono cresciuti ulivi, una piccola vignetta e alcuni alberi da frutta. Col tempo perché la terra umbra è argillosa, aspra e difficile, chiede sforzi e pazienza prima di restituire qualcosa. Il resto del terreno è bosco ceduo che termina in un piccolo torrente che fa da confine.
I nostri vicini sono gli alberi e i più o meno discreti abitanti del bosco, inclusi gli uccelli, i fiori e gli insetti. Altri umani abitano a più di un chilometro da noi.
[Lei e Lui]
Quando con le ferie cercavamo uno stacco dal lavoro e dalla quotidianità collegata, insieme al figlio avevamo scoperto che le isole erano le migliori. Ci faceva stare bene sentirci staccati e lontani dal resto del mondo e tornavamo sempre un po’ innamorati della loro natura. Abbiamo iniziato a scegliere loro per le nostre vacanze, alcune isole greche, una spagnola, quasi tutte le italiane. Con la Sardegna, la zona di Oristano fu un vero colpo di fulmine, molto meno le altre. Con la Sicilia l’amore non scattò.
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