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Camminare nel bosco
Anche ora che non c’è più la nostra Bellissima, una meticcia grande e morbida con la quale abbiamo condiviso 14 anni, io continuo ad iniziare la giornata camminando nel bosco, a volte lo faccio anche nel pomeriggio prima che arrivi il buio. Tutte le giornate che non prevedono impegni pressanti e sono la maggioranza e senza badare che ci sia il sole o piova. A volte Lui viene con me, quando è libero dai suoi lavori o quando glielo chiedo perché devo mostrargli qualcosa. Lui viene sempre armato di seghetto e di forbici e intanto che camminiamo riduce rovi o rami di alberi che sporgono sul sentiero.
Intorno al casolare ci sono sentieri diversi. Alcuni si dipanano verso il torrente sotto, altri sono solo i percorsi dei selvatici che col tempo hanno creato quelle che noi diciamo “le loro autostrade”. Dal casolare ne parte uno, ampio per un lungo tratto che poi va riducendosi e termina stretto ai piedi di una collina. Probabilmente è stato fatto per percorrerlo coi mezzi al momento dei tagli del bosco ceduo, sopra e sotto di lui.
Vicino alla casa il sentiero costeggia il terreno sotto con gli ulivi e le viti ed è pietroso, ha poca erba e in primavera rare violette, ai lati ci sono molti prugnoli, qualche biancospino, ginepri e poche querce. Si gira poi un primo angolo e inizia il tratto che si riempie di fiori e dove l’erba si fa alta. E’ il tratto più fertile, è esposto al sole e sotto deve scorrere qualche sorgiva. Crescono ambrette, barbe di becco, orchidee e anche i gladioli selvatici che da noi sono più rari. Quando vedo le loro inconfondibili foglie strette e lunghe le tengo sotto osservazione perché il fiore si fa aspettare e li segnalo a Lui perché li risparmi quando taglia l’erba. La parte scoscesa è stata ripulita da rovi e rose canine e c’è un gruppo di aceri napoletani che finita l’estate diventa meraviglioso: con la luce del tramonto diventa una lampada arancione e gialla.
C’è anche un piccolo melo selvatico che teniamo d’occhio perché da quando l'abbiamo scoperto gli abbiamo visto fare solo fiori. Il lato verso la collina invece è pieno di ginestre e alberi piuttosto piccoli, querce, frassini e ginepri ma ha punti nei quali rovi e ginestre secche e rami di ginepri bassi o a cespuglio creano cataste fitte e impenetrabili ottime come rifugi per animali non troppo grandi. Veramente qui una mattina abbiamo svegliato un cinghiale che forse si era fermato a riposare dopo le scorribande notturne: abbiamo sentito un gran trambusto e poi l'abbiamo visto scappare veloce. E’ l’unico cinghiale visto sul sentiero, è molto facile invece trovare le loro caratteristiche “arature”, il risultato di ricerche in profondità di radici e tuberi.
Si gira poi un altro angolo e si è proprio nel bosco. Gli alberi sono molto alti, è più buio, l’erba in terra è rada ma si riempie di violette in primavera, in estate si avverte una temperatura più fresca. Nei miei primi giri ho avvistato la presenza di un corniolo, da qualche anno altri due stanno crescendo sul lato opposto del sentiero. Come racconta Lui nella parte su alberi e cespugli, il corniolo è il primo tra i piccoli alberi a mettere i fiori ancora prima delle foglie, tanti piccoli fiori gialli che si vedono bene perché nel resto del bosco prevale ancora il marrone. E’ stata una scoperta che ci ha entusiasmato perché alla piccola casa al nord avevamo assaggiato e poi fatto, un ottimo liquore con le corniole e anche una marmellata. Non ci aspettavamo di averlo anche qui nel bosco.
Di solito dopo il corniolo proseguo fino a raggiungere la cima di un piccolo passo, salgo davvero poco e con una pendenza che non raggiunge i dieci metri ma io lo affronto aumentando l’andatura e come conquistassi un picco, lo chiamo il mio Everest. Quando ci venivo nel giro con la Bellissima lei si fermava un po’ dietro, sapeva che sarei tornata indietro e preferiva continuare ad annusare l’aria e a guardare in giro.
Tutta la passeggiata non dura molto, meno di mezz’ora andata e ritorno ma è sempre ricca di eventi per me anche se sono davvero pochi gli animali che ho incontrato da vicino. Il primo e più intenso incontro è avvenuto il giorno della morte di una persona importante e dolorosa della mia storia. Ero sola a girare l’angolo nel bosco perchè la Bellissima si era fermata a mangiare steli d’erba nel tratto fertile e proprio sul sentiero a pochi metri da me ho incrociato una cerva stupenda. Per pochi secondi ci siamo fissati, lei col lungo collo girato verso di me, prima di sparire veloce sulla collina. La mancanza della macchia bianca dietro dice che non era un capriolo.
Quasi nello stesso punto e sempre con la Bellissima un po’ dietro, ho avuto un incontro simile con una volpe, una delle poche col pelo rossiccio. Le vediamo sempre grige, direttamente o dalle immagini della macchina foto-trappola. Di recente una aveva preso l’abitudine di passare davanti la porta di casa per raggiungere la strada sterrata o la collina. Una volta era così vicina che le ho urlato di andare via e lei senza neanche girarsi a guardarmi e senza aumentare l’andatura, ha proseguito tranquilla per la sua strada. Anche se gli incontri con loro sono sempre emozionanti è importante che i selvatici non smettano di considerare pericolosi noi umani.
Io e Lui in questi anni abbiamo incontrato altri animali ma in luoghi diversi dal sentiero del bosco. Vediamo spesso i caprioli che mentre nel bosco spariscono velocemente alla vista, fuori si fermano, a distanza di sicurezza, a osservarci incuriositi prima di fuggire.
Quest’anno una lepre è venuta più volte a mangiare l’erba davanti casa, all’imbrunire quando ancora c’era luce ma noi non giravamo più per il cortile. Dalle finestre l’abbiamo anche fotografata ma soprattutto osservata mentre mangiava l’erba e quando, allungando le lunghe zampe dietro, si spostava in giro tranquilla. Abbastanza spesso vediamo lo scoiattolo che si muove saltando tra i rami degli alberi dietro casa. Una mattina presto lo abbiamo anche visto prendersi l’ultima noce rimasta sul piccolo e vecchio albero di fronte casa.
Abbiamo trovato un istrice ferito al muso, il loro punto fragile, che tentava senza riuscirci di mettersi al sicuro sul greppo di una collina. Io e la Bellissima a distanza guardavamo Lui che con i guanti cercava di aiutarlo a salire e così abbiamo sentito il rumore degli aculei agitati forte e un verso che voleva essere minaccioso prima di raccogliere l’energia sufficiente a raggiungere un punto sicuro.
Del tasso prima abbiamo visto nel giardino intorno casa i piccoli scavi e poi una sera dalla finestra lo abbiamo visto all’opera. Dell’allocco e della sua compagna sentiamo spesso il canto e lo abbiamo anche visto col buio sul noce a fianco casa. Lui ha avuto di giorno un emozionante incontro ravvicinato nel quale si sono guardati negli occhi.
E’ molto più facile invece nei miei giri sentire i suoni degli abitanti del bosco. Dei caprioli i bramiti e i rumori degli zoccoli mentre si allontanano nascosti dagli alberi.
In primavera i canti degli uccelli, soprattutto picchi, tortore e spesso lo starnazzare rumoroso delle ghiandaie che avvisano del mio arrivo. Cuculi e rigogoli segnalano subito quando tornano dai luoghi dove hanno svernato. Non sento mai nel bosco falchi e cornacchie che frequentano invece i cieli e la collina vicino casa. A volte le cornacchie si mettono in gruppo a scacciare falchetti dai loro territori. Questi, insieme ai merli, sono i versi che riconosco, molti altri mi sono sconosciuti.
Spesso è la terra a raccontare le storie notturne o mattutine degli abitanti del bosco. Ci sono orme nei punti dove non c’è erba e quando il terreno è umido o bagnato, con la neve si può seguire anche i saltelli degli uccelli. Oppure qualche “fatta”, così si chiamano le feci degli animali, più spesso di volpe ma anche pensiamo di istrice o tasso. Ci sono i boli, rigurgiti di rapaci notturni coi resti di cibo non digerito e a volte qualche piuma isolata a indicare le battaglie notturne. Quando è la volpe a combattere rimangono a terra parecchie piume mentre i rapaci afferrano veloci e portano via.
Eppure anche nei giorni più freddi e silenziosi il mio giro nel bosco non è mai noioso o scontato. Con la pioggia le foglie cadute in terra e quelle di alcune querce che se le tengono fino alle nuove, colorano il bosco di un ramato brillante, bellissimo col contrasto dell’edera sempreverde avvolta qua e là. Oppure è il vento che qui c’è spesso, a riempirlo di suoni e a dare una specie di brivido intrigante.
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