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Storia per dormire (2)

 

Il ‘googol’

 

Già in un’altra storia abbiamo visto come il ‘niente’ (lo zero) e ‘l’unico’ (l’uno) non siano numeri veri e propri perché non servono per contare, sono simboli introdotti per creare una continuità nella scala numerica. La conta, di fatto, si fa partendo dal numero due fino al numero ‘tantissimo che più grande non si sa come’.

 

‘Tantissimo che più grande non si sa come’ è un numero così grande che può permettere di contare qualsiasi cosa. Certo, bisogna anche avere qualcosa da contare di così grandemente numeroso. Una cosa grandemente numerosa, di cui - ovviamente - ciascuno di noi è interessato a conoscerne il numero, sono i granelli di sabbia presenti in tutto il nostro pianeta: spiagge, deserti, fiumi e persino fondali marini.

 

Sembra una battuta, invece già Archimede, il grande matematico e pensatore dell’antichità nato quasi trecento anni prima di Cristo, si era posto questo problema. Si, proprio quello di sapere quanti fossero i granelli di sabbia presenti sulla Terra e poi, perché no, quanti ne sarebbero serviti per riempire tutto l’Universo allora conosciuto o immaginato.

 

Archimede iniziò da quanti granelli ci potevano stare in una capsula di papavero, poi in una sferetta del diametro di un dito, poi in uno stadio e così via, fino a concludere che per riempire di sabbia tutto l’universo allora conosciuto sarebbe stato necessario un numero di granelli pari ad 1 seguito da 63 zeri. Beh, come esempio di: ‘tantissimo che più grande non si sa come’ non è male però se pensiamo che l’Universo oggi conosciuto è ben più esteso di quello immaginato ai tempi di Archimede il numero sarebbe decisamente più grande. Inoltre, se pensiamo al numero di particelle elementari, cioè gli atomi, che sono già miliardi di miliardi in ogni granello di sabbia, questo numero sarebbe ancora molto, molto più grande.

 

Insomma per non tirarla troppo lunga, se prendiamo un numero pari a 10^100, cioè 1 seguito da 100 zeri, possiamo includere nella conta tutte le particelle elementari contenute nell’Universo intero. Curiosamente a questo numero il matematico Kasner nel 1938 diede il nome di googol, nome che gli fu suggerito dal nipotino. Proprio così, non è una coincidenza: il nome di Google deriva proprio da questo, per indicare la stragrande possibilità del motore di ricerca del Web.

 

Non contenti di ciò, i matematici hanno poi creato e dato nomi a numeri ancora più grandi, ma alla fine non sappiamo proprio cosa farcene. Più che contare tutti gli atomi presenti nell’intero Universo cosa possiamo di concreto fare?

 

Quindi, tanto vale fare un salto ancora più in là, guardare ancora più lontano e puntare sull’infinito. Infinito contiene tutti i possibili reali o potenziali numeri, anche quelli enormemente più grandi del googol. Infinito è un concetto semplice, bello, pulito, ampio. Ci libera dalle limitazioni del come, del quanto e del perché.

 

Certo, non ci aiuta nella vita pratica quotidiana ma ci fa stare meglio. Ci dà una prospettiva, una visione aperta. E’ come l’Uno, l’unicità di tutto.

 

Accidenti, pensandoci bene assomiglia anche allo zero, al Nulla. Per forza, se qualcosa è Tutto, è tutto ciò che è; non si può dire che è tutto ciò che c‘è, perché se c’è è già qualcosa, contabile, e invece il tutto non è parzializzabile, definibile, è non-finito… come il Nulla. Se esiste il tutto esiste il nulla, anzi forse sono la stessa cosa, vista da due punti diversi. Del resto, anche in matematica zero e infinito sono semplicemente l’uno l’inverso dell’altro.

 

Insomma, non ricordo bene la ragione per la quale ho iniziato questo discorso; essendo una storiella per dormire di fatto vi basterebbe qualche decina di pecorelle da contare per prendere sonno, senza scomodare numeri da granelli o addirittura da googol.

 

Bah, misteri della mente. Arrivederci alla prossima storia e ... buona conta!

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